La coppia scoppia e a farne le spese sono i figli

la_coppia_scoppiaLa libertà di separarsi quando non si va più d’accordo è una grande conquista, ma bisogna tenere conto della sofferenza anche dei figli e delle conseguenze sulla loro crescita.
 
Gli ultimi dati ISTAT indicano che nel 2009 le separazioni sono state 85.945 e i divorzi 54.456, con un incremento rispettivamente del 2,1 e dello 0,2% rispetto all’anno precedente e rispetto al 1995 le prime sono aumentate del 65% mentre i divorzi sono raddoppiati. Sempre secondo l’Istat, i due fenomeni sono in costante crescita e la durata media di un matrimonio è di 15 anni, mentre quella dell’età alla separazione è di circa 45 anni per i mariti e 41 per le mogli. Il 66,4% delle separazioni e il 60,7% dei divorzi hanno riguardato coppie con figli avuti durante il matrimonio e metà delle separazioni e in un terzo dei divorzi è coinvolto un figlio minore. I matrimoni più recenti durano sempre meno e la crisi coniugale coinvolge sempre più frequentemente le unioni di lunga durata quando i coniugi sono ultrasessantenni.
Un quadro decisamente a dir poco allarmante specialmente alla luce dell’aumento del disagio giovanile nelle sue varie e gravi forme che vanno dall’anoressia, bulimia, attacchi di panico, depressione, bullismo, alcolismo, cultura dello sballo, satanismo, dipendenza da internet etc. La famiglia sia essa unita, separata o allargata è sempre meno un punto di riferimento per i figli che non credono più nei genitori, non si sentono né ascoltati né compresi e una volta cresciuti vanno a cercare punti di riferimento per trovarli nei compagni più grandi, negli amori precoci, nel gruppo ed esprimendo a volte, pericolose forme di protesta contro se stessi o contro gli altri.
Nella relazione presentata dal prof. F. Montecchi al convegno Bambini a metà – La tutela dei figli nelle separazioni e nei divorzi, 1999 e riportata dall’Istat la “rottura del legame tra i genitori e la derivante conflittualità fanno emergere nel bambino, in modo patologico, ansie arcaiche, timori di abbandono, ansie persecutorie e depressive, per la mancanza di punti di riferimento chiari e rassicuranti, e lo costringono a cercare a qualsiasi prezzo la certezza di riferimenti affettivi stabili. I bambini sono oggettivamente a rischio di danno evolutivo perché sono strumentalizzati ai fini della separazione dei genitori e della richiesta di risarcimento, economico e psicologico, che ne deriva”.
Appare chiaro che il problema se pure diversamente articolato, è strettamente correlato al calo della tensione etica che sta vivendo la nostra società. Essere sufficientemente buoni genitori diventa sempre più complicato, si è presi dalle mille incombenze quotidiane di lavoro, personali, sociali e il tempo che resta da dedicare ai rapporti affettivi è sempre di meno. Fatalmente si diventa troppo permissivi, si lasciano i figli soli ore davanti alla Tv, collegati ad Internet, non sempre si riesce a controllare cosa fanno fuori di casa, a fissare regole. Così si fanno regali e si diventa loro amici. Non è raro che durante la separazione o il divorzio, si arrivi perfino a strumentalizzarli per fare valere i propri desideri di rivalsa sia a livello personale, sia nei confronti del partner.
 
Cosa fare dunque? è possibile imparare a volersi bene, a costruire e a tenere unita affettivamente la famiglia anche dopo la separazione e il divorzio? Una richiesta di aiuto esterno viene ancora oggi vissuta con disagio. Forse si ritiene che ricorrere a un mediatore familiare esperto nella gestione dei conflitti emotivi sia un ulteriore motivo di sconfitta. Oppure si ha paura di mettersi in gioco, confrontarsi, cercare la comprensione dell’altro e a farne le spese sono soprattutto i figli.
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