Sesso a scuola punire e comprendere

Sesso a scuola punire e comprendere. Due ragazzini vicentini fanno sesso a scuola e gli adulti pensano solo a punire e non a comprendere il perché

 

sorpresi_fare_sesso_scuolaSorpresi due ragazzini vicentini a fare sesso a scuola in bagno e gli animi si accendono solo sul punire! Il mondo degli adulti sa ascoltare e  comprendere i veri bisogni degli adolescenti oppure si limita a punire quando sbagliano?

Parliamo dei due ragazzini sorpresi a fare sesso a scuola nel bagno della scuola e mi è sembrato che diverse testate giornalistiche abbiano fatto risaltare i differenti modi di punire, la discriminazione tra maschi e femmine,  dichiarazioni come “il preside farebbe bene a sospendere se stesso” (Silvio Viale presidente dei Radicali), condendole con le solite dichiarazioni sessiste, piuttosto che puntare l’attenzione sul comprendere quali motivazioni possono avere spinto due adolescenti di 15 anni a mettere in atto un atto così plateale tale da attirare quasi al 100%  l’attenzione: lasciare le lezioni per andare a fare sesso nel bagno.

Ciò non per giustificarli, ci mancherebbe, ma per ascoltare e comprendere i loro veri bisogni, migliorare la comunicazione con loro ed evitare che incorrano in episodi simili.

La cosa mi ha stupito non poco e mi domando come mai, nonostante i molti moniti lanciati ogni giorno in tema di crisi della famiglia, della scuola, della società non si è parlato di educazione all’affettività e all’etica.

Educazione che dovrebbe iniziare a partire dalla nascita e continuare nella scuola come indicato fin dal 1993 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità attraverso le Life Skills Education in Schools e riprese nel 2008 dal Patto di Corresponsabilità Educativa emanato dal Ministero Istruzione Università e Ricerca.

Linee guida che hanno ispirato il Progetto Comunichiamo PositivaMente, innovativo nel suo genere e rivolto a genitori e insegnanti, che l’associazione Bambino Oggi…Uomo Domani Onlus sta realizzando da alcuni anni nelle scuole dell’infanzia superando faticosamente ostacoli quali la diffidenza, il narcisismo moderno, la poca voglia di mettersi in gioco, l’abitudine e impermeabilità alle vicende negative che si verificano ogni giorno e che forse molti immaginano debbano accadere sempre e solo al vicino di casa.

Nello scorso ottobre perfino la Comunità Europea ha ritenuto di aggiornare la definizione della Responsabilità Sociale d’Impresa richiedendo alle aziende non solo di adottare un comportamento sociale responsabile all’interno e fuori dell’azienda, ma anche una maggiore adesione ai principi promossi dalle organizzazioni internazionali come l’OCSE e l’ONU ed Agenzie come l’ILO in merito al fenomeno dei limiti etici all’economia.

Leggendo tutti questi documenti appare chiaro che famiglia, scuola, istituzioni, media, imprese dovrebbero “essere” per le nuove generazioni un punto di riferimento e un chiaro esempio da imitare.

Invece molti giovani stanno crescendo con tanta rabbia dentro e attirano l’attenzione degli adulti in tanti modi: cultura dello sballo, disturbi dell’alimentazione, bullismo, violenza e anche attraverso forme come quelle messe in atto dai due studenti vicentini.

Mi chiedo:  se gli adulti non sanno cogliere l’essenza del messaggio lanciato dai giovani come possono essere per loro un modello da imitare? e quale futuro attende tutti noi?

Orietta Matteucci presidente Onlus Bambino Oggi…Uomo Domani

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