Tecnologia digitale amica o nemica?

 

scuola_bambino_computerTecnologia digitale amica o nemica? Parere del Prof. Tonino Cantelmi

 

I genitori della scuola romana Iqbal Masih hanno bocciato la proposta della dirigente Stefania Pasqualoni di trasformarsi in “Cl@sse 2.0”. “Il progetto”, ha dichiarato la dirigente in un intervista pubblicata su corriere.it*, “prevede che solo tre ore delle 40 settimanali vengano dedicate all’uso delle tecnologie”, ma secondo i genitori l’utilizzo precoce dei media digitali da parte dei bambini avrebbe conseguenze negative sul corretto utilizzo delle abilità cognitive.

 

Altri sono i rischi, avverte però la preside Pasqualoni: “Forse fuori dalla scuola i ragazzini le tecnologie le usano anche troppo e magari nel modo sbagliato”.

 

Insomma la tecnologia digitale è amica o nemica?

 

Abbiamo girato la domanda al prof. Tonino Cantelmi psichiatra, psicologo, psicoterapeuta, direttore scientifico della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Interpersonale, Presidente dell’Istituto di Terapia Cognitivo-Interpersonale, diverse docenze tra cui quella di Cyber Psicologia presso la Scuola di Specializzazione in Psichiatria della Sapienza di Roma e di Palermo, autore di numerose pubblicazioni e molto volentieri pubblichiamo la sua risposta.

 

“Le esperienze d’immersione totale nel virtuale, che hanno inizio per lo più con i videogiochi, sono sempre più precoci e pervasive: la stimolazione percettiva e il coinvolgimento massivo delle abilità viso-motorie determinano un uso peculiare del cervello, attivando specifiche aree e determinando una configurazione cognitiva più specificamente sbilanciata sul versante percettivo.

 

E’ altamente improbabile che i Mobile Born tornino indietro. Per questo penso che sia la scuola a doversi, per quanto possibile, “adattare” ai ragazzi di oggi, e andare di pari passo con i vari cambiamenti poiché il loro cervello si è già trasformato e risulta strutturato in modo da essere integrato con la tecnologia.

 

L’innovazione, per essere efficace non dovrà perdere però la sua essenza, quella dell’educare (“tirar fuori ciò che sta dentro”, “condurre”). Lo scopo ultimo, quello dello sviluppo del potenziale dell’alunno, si potrà raggiungere attraverso l’utilizzo responsabile della tecnologia per alcune materie scolastiche, se ovviamente accompagnato alla costante presenza delle insegnanti. Una nuova modalità di apprendimento, potrebbe costituire un incentivo maggiore per aiutare i giovani di oggi, sempre più annoiati e disinteressati, a crescere a livello di competenze, capacità e conoscenze. La tecnologia non dovrà sostituirsi all’insegnante ma essergli di supporto. A quest’ultimo, il compito di lavorare sulla capacità di riflettere, sulla disponibilità a soffermarsi e sullo sviluppo delle competenze relazionali; peculiarità che in realtà sono andate perdute o stanno sfumando nel nostro tempo ma fondamentali per l’accrescimento del potenziale umano”.

 

* http://www.corriere.it/scuola/14_gennaio_27/scuola-digitale-perche-nocorriere-web-nazionale-57f24f4c-8807-11e3-bbc9-00f424b3d399.shtml

 

I commenti sono chiusi.