Cambiare il Mondo del Lavoro è Possibile?

 

Tavolo_azienda_lavoratoriCambiare il mondo del lavoro è possibile? Si tratta di economia e finanza, ma anche di valori umani e di etica.

 

Di solito cambiare il mondo del lavoro, ma non solo  questo, si riduce a ridiscutere alcune condizioni, imponendo dall’alto nuove modalità senza curarsi dei bisogni dei lavoratori, né dei vari “patti” che sono stati stabiliti sia tra l’azienda e i lavoratori, sia tra il governo e i cittadini.

 

Perseguire solo i propri utili, tagliare il lavoro senza idearne nuove forme significa causare “una malattia relazionale generazionale” e andare alla deriva, tutti.

 

Cambiare il mondo del lavoro è possibile? Si tratta di economia e finanza, ma anche di valori umani e di etica.

 

In che modo governo, istituzioni e imprese possono produrre veri cambiamenti?

 

Quando un lavoratore entra in una azienda, questa diventa fatalmente un punto di riferimento, di “attaccamento” carico di significato in quanto la persona ha il desiderio di conoscere ciò che accade e di acquisire con il tempo un’autonomia che gli permette di intervenire e ricevere risposte dai superiori, in altre parole si trova inserito in un percorso di crescita, così come accadeva da piccolo con i genitori (teoria dell’attaccamento di J. Bowlby).

 

Quindi l’azienda attenta al suo business, ma anche ai suoi lavoratori, dovrebbe consapevolmente farsi carico del “sistema motivazionale” dei dipendenti, maggiormente quando si verificano cambiamenti improvvisi.

 

Invece, troppo spesso prevalgono solo gli interessi economici  e si operano tagli al personale, senza prendere in considerazione competenze e bisogni, dando importanza più alla quantità che alla qualità. La tentata soluzione di ridurre, per esempio, i costi amplifica il problema (Watzlawick, Weakland e Fisch di Palo Alto) perché la demotivazione comporta fatalmente una perdita di tempo e di denaro.

 

Senza contare che i lavoratori si sentono traditi e devono subire precarietà e incertezze.

 

Appare chiaro che è complicato trovare una forma di equilibrio tra esigenze dei lavoratori e quelle delle aziende e in questa ottica di solito, vengono attuati, facendo leva sulla “paura” di perdere il posto di lavoro o di non averlo affatto, cambiamenti che in realtà non cambiano proprio nulla.

 

In questo scenario ci perdono solo i lavoratori perché i “vertici” non hanno preparato i “capi” ad acquisire le capacità di gestire il conflitto e di riflettere insieme ai lavoratori e soprattutto a considerare che la leadership non è un mandato divino, ma è azione e impegno.

https://www.bambinooggiuomodomani.org/come-uscire-dalla-crisi-dellavoro-con-tre-competenze.html

 

Per quanto riguarda il perché le aziende preferiscano chiudere o trasferirsi all’estero, il discorso è troppo ampio e, pur riguardando valori umani e comportamenti etici, non è di competenza di questa sede. Di certo, andrebbe gestito in modo costruttivo da governo, istituzioni e imprese tenendo conto, con senso di responsabilità, dei bisogni dei cittadini.

 

La Redazione

 

Cambiare il mondo del lavoro è possibile? Si tratta di economia e finanza, ma anche di valori umani e di etica.

 

Riferimenti bibliografici Psicologia Contemporanea n. 245, J. Bowlby; P. Watzlawick, J.H. Weakland, R. Fisch; F. Mastrofini

 

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