Bullismo Fenomeno Complesso

Bullismo fenomeno complesso

Bullismo fenomeno complesso. Perché la tecnologia digitale ha favorito bullismo e cyberbullismo? Questa tecnologia in pratica essendo fruibile da chiunque, ha permesso di diffondere ovunque gli abusi, generando vergogna nelle vittime e spingendole talvolta perfino al suicidio. Data la complessità di questi fenomeni, sono oggetto di continue e specifiche rilevazioni e studi a livello internazionale.

 

 Diffusione del fenomeno

Tra quanti hanno avuto il coraggio di denunziare le continue azioni offensive ricevute, l’88% ha subito vessazioni anche in altri contesti del vivere quotidiano. (Dati completi Istat 2019). Sembra che bullismo fenomeno complesso si stia diffondendo a macchia d’olio, sia nelle zone di periferia che in quelle centrali, senza distinzione di classi sociali. Si manifestano e sempre più precocemente, negli ambienti frequentati dai giovanissimi: nelle scuole, nelle palestre, nelle associazioni ricreative. Sembra anche che spesso si traducano nell’età adulta in fenomeni di mobbing, stalking e comportamenti delinquenziali.

 

Perché un bambino si mette a fare il bullo?

Bullismo un fenomeno complesso. Le problematiche possono insorgere nella primissima infanzia, possono essere molteplici, riconducibili a fattori individuali, l’educazione ricevuta in famiglia, l’esperienza nel contesto in cui cresce. Si aggiungono l’esperienza scolastica, l’influenza degli stereotipi imposti da mass media, marketing, dalla società a volte disattenta alle problematiche relazionali. Secondo la Teoria dell’Attaccamento di John Bolwby i primi modelli educativi hanno un ruolo fondamentale, nella crescita dell’individuo. Se sono stati eccessivamente severi, o troppo permissivi oppure privi di manifestazioni affettive possono dare origine a fenomeni di disadattamento. Per esempio, quando l’amore e l’attenzione di cui ha naturalmente bisogno il bambino non sono soddisfatti, fatalmente si sentirà incompreso, frustrato. Potrebbe vivere un’esperienza fortemente dolorosa, negando poi, magari a se stesso di avere bisogno di affetto.  Potrebbe affrontare la vita con odio e rabbia rivolta contro il debole, quello che lui ritiene di non essere più.

 

Cosa fare?

Come indicato da Nelson Mandela, l’educazione è l’arma più potente che abbiamo per salvare il mondo. Usiamola! Impariamo ad ascoltare empaticamente i bambini per comprenderne bisogni, desideri, sogni, aspettative. Aiutiamoli ad acquisire le abilità chiave indicate nel Documento WHO’93 utili a sviluppare l’Intelligenza Emotiva necessaria per interagire in modo appropriato con gli altri. Educare ai sentimenti rappresenta infatti, un eccellente investimento per costruire un futuro decoroso per tutti come saggiamente recita un antico proverbio cinese. Se fai piani per un anno semina grano, per un decennio pianta un albero, per la vita forma ed educa le persone.

 

Orietta Matteucci

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