E se il Tuo Terapeuta ti Prescrivesse un Videogioco?

psicoterapia-virtualeE se il Tuo Terapeuta ti Prescrivesse un Videogioco? Il ricercatore Chapman lavora per  sviluppare l’utilizzo di videogiochi per scopi terapeutici.

 

 

Da Tecnologia in Psicologia Clinica rilanciamo per maggiore diffusione l’articolo di Matt Petronzio su http://mashable.com sulle possibilità offerte dai giochi di realtà virtuale nel trattamento di disturbi d’ansia o dell’autismo.

 

Quando a Carly McCullar, 32 anni, è stato diagnosticato un disturbo dello spettro autistico da adulta, lei ha voluto migliorare le sue abilità sociali e di comunicazione prima di entrare in una fase successiva della sua vita.

 

 

Non avendo mai ricevuto tale aiuto prima, si è offerta volontariamente di partecipare a un programma di trattamento unico: la realtà virtuale. Seduta di fronte a un computer che rintraccia le espressioni facciali, ha giocato con un programma che testa il livello di cognizione sociale attraverso dei feedback. McCullar ha giocato attraverso la riproduzione di vari scenari realistici, tra cui un colloquio di lavoro, un confronto con un vicino rumoroso e il riconoscimento di date. Il programma, uno sforzo di collaborazione da esperti di giochi tecnologici e ricercatori di salute del Centro per la salute celebrale presso l’Università del Texas a Dallas, simula esperienze quotidiane e situazioni sociali che sono di solito difficili per le persone con disturbi autistici o di ansia. Ed è solo un esempio di un trend di crescita in cui i videogiochi sono strumenti di terapia.

 

All’inizio del programma non ci si sente come in un gioco ci si sente nella realtà. McCullar racconta “Sai che è una realtà alternativa, ma si sentono le stesse emozioni che si proverebbero nelle situazioni reali”. Questo è lo scopo del programma: L’esperienza consente agli utenti di immergersi nelle situazioni, e permette di costruire le risposte nel gestire determinate situazioni così da prepararsi per la vita di tutti i giorni. McCullar ha trasformato la sua confusione in connessione emotiva. Gli “errori sociali” presenti nel gioco, l’hanno fatta ripensare a conversazioni e situazioni reali.

 

“Non importa in che punto gli individui cadono nello spettro autistico, quelli diagnosticati spesso lottano per avere successo in un mondo basato sull’interdipendenza umana”, dice la dottoressa Sandra Bond Chapman, fondatrice e direttrice del Centro per la salute celebrale.

 

La Chapman racconta che il Centro per la salute celebrale ha iniziato a utilizzare una piattaforma di realtà virtuale più di sette anni fa per vedere come sfruttare la tecnologia in un ambiente sicuro e controllato, e che potrebbe indurre il cervello a sviluppare cambiamenti nella vita reale. Tandra Allen, responsabile dei programmi di formazione di realtà virtuale presso il Centro per la salute celebrale, dice che i videogiochi hanno la potenzialità per alcune tipologie di pazienti di aumentare la portata del trattamento.

 

“La formazione virtuale ha lo scopo di offrire un programma quando vi è spesso un vuoto nella terapia tradizionale, in un momento critico per lo sviluppo …, oltre a fornire un alto livello di formazione cognitiva che può continuare a promuovere la crescita e la vita indipendente”.

 

Progettato per le persone tra gli 8 e i 40 anni che stanno sviluppando il sistema di ragionamento del lobo frontale, il Centro per la salute celebrale attualmente propone 10 ore di gioco nel corso di cinque o sei settimane. Due anni dopo aver completato il programma, McCullar è ora una insegnante di scuola elementare nella zona di Dallas, e dice che ha molta più fiducia.

 

“Quando non si sa quale sia il significato dell’amicizia è difficile capirne l’importanza”, dice. “[Ora] Sto progettando un matrimonio con l’amore della mia vita, e mi sono fatta veri amici di lungo corso con i quali continuerò ad avere relazioni”.

 

Il gruppo di ricerca sta collaborando con il Child Study Center dell’Università di Yale per testare la fattibilità della fornitura del programma di formazione basato sulla ricerca di giovani adulti in tutto il paese. I giochi, in particolare quelli analogici, non sono una novità nell’ambito della psicologia e della psichiatria, i giochi di ruolo e lo psicodramma, per esempio, sono stati a lungo utilizzati per aiutare i medici ed i pazienti a individuare i problemi, e gli psicologi spesso impiegano giochi da tavolo nella terapia familiare e in quella dell’età evolutiva.

 

Così come la tecnologia dei giochi diventa sempre più avanzata, così procede l’uso di videogiochi in psicoterapia – e attualmente molti ricercatori stanno iniziando a dare la necessaria attenzione a questo campo.  Ciò è dovuto, in parte, per l’alto valore di intrattenimento di giochi elettronici, infatti, il 51% delle famiglie americane possiede una console di gioco dedicato. Gli esperti ritengono che questo rappresenta una grande opportunità di attingere a questo interesse diffuso a beneficio della salute mentale, in particolare con i bambini.

 

Secondo gli psicologi clinici dell’età evolutiva Drew Messer e Brian Moyer, co-direttori di Electronic Gaming Therapy Inc., possiamo effettivamente risalire all’uso di videogiochi nella terapia sin dagli anni ’80. Alcuni professionisti della salute mentale hanno sviluppato giochi specifici per la terapia, mentre altri hanno utilizzato giochi commerciali come Super Mario Bros. e The Legend of Zelda. Entrambi i tipi di giochi hanno aiutato i medici a stabilire relazioni con i pazienti, o sopire la loro ansia in sala d’attesa.  Messer e Moyer stanno facendo lo stesso oggi, con nuovi titoli, tra cui Minecraft, Mario Kart, Nintendo Land, Halo e Portal 2 (che i ricercatori hanno recentemente scoperto è eccellente per migliorare le capacità cognitive).

 

“Per i più piccoli questo è estremamente motivazionale … Puoi [anche] impostare le condizioni all’interno di un gioco per cui un bambino si sente meno frustrato, Questa è una meravigliosa opportunità per chiedere, Come ti senti?”

 

Moyer aggiunge che spesso lavorano con i bambini con il funzionamento più elevate nello spettro autistico, per i quali i giochi di cooperazione, multiplayer funzionano particolarmente bene.

 

“A volte può essere un mezzo semplice per la costruzione di rapporti familiari e di abilità interpersonali”, dice, “permette ai bambini di stare insieme con i membri della famiglia o in gruppo. Nel futuro, possiamo aspettarci di utilizzare la tecnologia virtuale per scopi inerenti alla salute mentale, ma il campo richiede ulteriori approfondimenti”.

 

Il Dr. Amit Etkin, assistente professore di psichiatria e scienze comportamentali alla Stanford Health Care, non prescrive ancora ufficialmente i giochi come terapia, ma fa dare ai pazienti interessati una lista di giochi da testare – con l’avvertimento che non sono stati raggiunti risultati adeguati attendibili.

 

L’ Healt Care di Stanford ha lavorato con Lumosity e MyBrainSolutions per affrontare la depressione, che Etkin dice comporta deficit nel pensiero – in particolare la capacità di mantenere e manipolare le informazioni nella mente – e nelle emozioni, specificamente riguardo pregiudizi emotivi negativi anche nell’interpretazioni neutrali delle informazioni. “In generale, questi giochi hanno un aspetto molto simile ai test che abbiamo eseguito in laboratorio, ma sono impegnativi e adattavi, in modo che i partecipanti continuano a lavorare contro le resistenze”, dice Etkin.

 

Il documento che contiene i risultati di questi test è attualmente in fase di revisione, e Etkin non può offrire risultati specifici. Tuttavia, egli afferma che i partecipanti sono felici dello studio. “I risultati sono molto promettenti, e si adattano all’idea di indirizzare circuiti cerebrali anormali per vedere il cambiamento clinico”. Il successo in questi giochi potrebbe risiedere nel modo in cui possono integrare trattamenti esistenti. Ad esempio, Etkin dice che la psicoterapia tradizionale potrebbe essere più efficiente dopo il miglioramento degli aspetti cognitivi e dei pregiudizi del paziente.

 

“Questi giochi hanno un enorme potenziale, anche se come percorso parallelo alla terapia, è qualcosa che la gente può fare a casa – potrebbero anche essere utili in quelle situazioni dove è difficile andare da uno psichiatra o dove la malattia mentale è vista come uno stigma”, dice Etkin.

 

In questo momento, nessuno di tali giochi ha la certificazione della Food and Drug Administration (FDA) per il trattamento di terapia regolamenti (la FDA ha una divisione speciale che approva i dispositivi medici), anche se Etkin cita una società che sta perseguendo l’approvazione per il trattamento della schizofrenia. Tuttavia, dal momento che molti giochi sono disponibili in commercio, è improbabile che la FDA richiederebbe regolamenti.

 

“E a discrezione di ogni medico, ma il rapporto tra disponibilità dei giochi di formazione e sapere ciò che effettivamente funziona, rispetto a ciò che fa perdere tempo, è molto fragile e sicuramente non sviluppato abbastanza bene”, dice Etkin.

 

Chapman è pieno di speranza, come qualsiasi ricercatore che continua a lavorare per capire e sviluppare ulteriormente il potenziale di utilizzo di videogiochi per scopi terapeutici.

 

“Ora sappiamo che il cervello ha dei cambiamenti in seguito all’impegno sociale, e che l’ambiente della realtà virtuale è una valida piattaforma per il trattamento”. “Ci sono davvero illimitate possibilità”.

 

 

da Tecnologia in Psicologia Clinica

 

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