ISTAT certifica la crisi della famiglia

ISTAT certifica la crisi della famiglia. ISTAT 2012 Fallisce il 30% dei matrimoni la famiglia va in crisi e a farne le spese sono i figli

 

crisi_famiglia, dati IstatI figli sono coinvolti nel 68,7% delle separazioni e nel 58,5% dei divorzi: l’affido è prevalentemente condiviso (89,8%). I matrimoni più recenti durano sempre meno, la crisi della coppia è massima tra i 35 e i 44 anni, l’età media di chi si separa è di 45 anni per i mariti e 42 per le mogli e non sempre sono rose e fiori specialmente per i figli. Parallelamente, sono andate aumentando, sia in valori assoluti sia percentuali, le separazioni delle classi di età più elevate, con almeno uno sposo ultrasessantenne.

Un quadro allarmante specialmente alla luce dell’aumento del disagio giovanile manifestato sempre più precocemente attraverso varie forme.

La famiglia sia essa unita, separata o allargata è in crisi ed è sempre meno un punto di riferimento per i figli che faticano a credere nei genitori, non si sentono né ascoltati nei loro bisogni, né compresi nella loro rabbia che esprimono contro se stessi o contro gli altri.

Secondo il prof. F. Montecchi la “rottura del legame tra i genitori e la derivante conflittualità fanno emergere nel bambino, in modo patologico, ansie arcaiche, timori di abbandono, ansie persecutorie e depressive, per la mancanza di punti di riferimento chiari e rassicuranti, e lo costringono a cercare a qualsiasi prezzo la certezza di riferimenti affettivi stabili. I bambini sono oggettivamente a rischio di danno evolutivo perché sono strumentalizzati ai fini della separazione dei genitori e della richiesta di risarcimento, economico e psicologico, che ne deriva”.

I bambini sono le fondamenta della società e la loro sana crescita è un investimento per un domani migliore per tutti: l’ISTAT certifica la crisi della famiglia che unitamente a quella di valori umani ed etici che stiamo attraversando imporrebbe più di qualche riflessione.

C’è da dire che essere bravi genitori oggi è sempre più difficile, si è presi dalle mille incombenze quotidiane di lavoro, della famiglia, personali e il tempo che resta da dedicare ai rapporti affettivi è sempre di meno, per di più a discapito della qualità. La stanchezza infatti, ci può far diventare troppo permissivi, lasciare che i figli stiano ore da soli davanti alla TV o al computer, ci può fare immaginare che i problemi accadano sempre e solo al vicino di casa.

Cosa fare dunque? Prima di tutto quando non si va più d’accordo specialmente alla luce dell’amore che si è vissuto, si potrebbero accantonare per il momento i problemi concreti, provare ad esaminare le accuse reciproche e quindi esprimere ciascuno i propri bisogni emotivi.

Ciò in genere fa cadere la conflittualità e la coppia può quindi dedicarsi a cercare autonomamente e con più responsabilità la soluzione dei problemi concreti.

Appare chiaro che non è un percorso facile in quanto ciascuno dovrà fare i conti con le frustrazioni dei propri bisogni arrivate nel corso degli anni dal partner, soprattutto se tollerate numerose volte e magari l’ultima è stata proprio quella della classica goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Bello sarebbe stato se fin dall’unione, la coppia avesse imparato a riconoscere, esprimere e soddisfare i propri bisogni, anziché rinunciarvi e sopportare sperando magari in un futuro migliore.

In conclusione, per assicurarsi una separazione consensuale responsabile, oppure chissà una riconciliazione, può essere senz’altro un buon aiuto ricercare, prima in se stessi le componenti causali della crisi per poi modificarsi quanto basta per gestirla adeguatamente.

Orma

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